20 Apr 2019 La terapia endodontica (o devitalizzazione)

La terapia endodontica (o devitalizzazione)

Per capire al meglio il significato della terapia endodontica, è utile spiegare innanzitutto l’anatomia del dente. Partiamo dall’etimologia: ”endo”, dal greco “dentro, interno” e “odont”, che significa “dente”. L’endodonzia è la branca che si occupa di ciò che sta all’interno del dente, cioè la polpa del dente.

Quando la polpa è infiammata o infetta per un danno provocato da una carie profonda, dall’esito di interventi sul dente, o da un trauma che ha provocato frattura o scheggiatura del dente, Il trattamento endodontico si rende necessario.

La polpa dentaria, contenuta all’interno dei denti, conosciuta col nome di nervo del dente, è in realtà un tessuto altamente specializzato costituito da arterie, vene, terminazioni nervose e cellule connettivali. Nell’età dello sviluppo questo tessuto ha la funzione di formare la struttura portante calcificata del dente (dentina); nell’adulto, ad accrescimento completato, la polpa – ormai assottigliata – resta confinata nella camera pulpare e nei canali radicolari, con funzioni di sensibilità al freddo e idratazione della dentina.

Polpa dentaria

Lo stato di salute della polpa dentaria può essere inficiato da varie problematiche, tra cui la più frequente è la carie dentaria, ovvero la decalcificazione e distruzione progressiva dei tessuti duri del dente per l’azione di microrganismi presenti nella placca batterica.

Se non si interviene tempestivamente la cavità prodotta dalla carie si ingrandisce e approfondisce ed estende finché la polpa viene raggiunta dai batteri con trasformazioni irreversibili dovute all’infezione. Quando si arriva a questo stadio la cura conservativa, che consente di mantenere il dente evitando l’estrazione, è la terapia endodontica, o cura canalare o anche più impropriamente conosciuta come devitalizzazione.

Fasi del trattamento endodontico

Anestesia locale per neutralizzare il dolore anche nei casi con polpa ancora sensibile.

Ricostruzione provvisoria della corona dentale quando questa è molto distrutta, allo scopo di eliminare tutta la carie senza rinunciare alle pareti della cavità del dente.
Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma, ovvero un foglio di lattice di gomma teso da un archetto e tenuto fermo da un gancio posto intorno al dente da curare o a un dente vicino.


Una volta isolato il dente da trattare, si procede con l’apertura della camera pulpare: accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente.
Reperimento del canale o dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici. Misurazione della lunghezza di lavoro, ovvero di ciascun canale presente mediante una radiografia e/o un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima). Strumentazione dei canali mediante strumenti endodontici che asportano la polpa canalare, contaminata dai batteri e sostanze infette, sagomando nel medesimo tempo il canale radicolare per renderlo adatto ad una completa otturazione. Lavaggi con ipoclorito di sodio al 5%, potente disinfettante e disgregante dei residui organici pulpari, al fine di ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico. Otturazione canalare tridimensionale mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare.Ricostruzione della corona residua. Controllo radiografico del fine cura. Eventuale protesi parziale (intarsio onlay o inlay) o totale (corona) del dente.

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